"PREGHIERA DEL PITTORE"

di Lorenzo Bacchetti

Signore tu che mi hai modellato con la creta,

che hai soffiato lo spirito dentro me

e mi hai dato l’anima,

tu che con la tua forza spirituale ogni giorno mi guidi,

accompagna la mia mano affinché scopra nuovi orizzonti.

Fa che attraverso la tua grande potenza,

possa scaturire sulla tela

quello che non riesco a trasmettere con le mie parole.

 

"LE RADICI E LE VELE: IL VERISMO POETICO DI LORENZO BACCHETTI"

del prof. Giovanni Quaresmini

In un giorno d’ottobre percorrendo la Valsabbia ci si può sentire commossi osservando i monti che si specchiano nel lago mentre le nubi danzano con il sole e la luce sembra vibrare tra le fronde di fitti alberi facendosi lama viva. Tra i bagliori e le ombre di cui sono prodighi i mutevoli cirri, si percepisce il tempo dell’uomo fatto di sudore e di fatica, di solitudine e di guerre, di carnevali e di pianti, di realtà e di sogni. Sono alcune delle sensazioni provate prima di raggiungere lo studio di Lorenzo Bacchetti a Ponte Caffaro, antico confine segnato dalle leggi divisive degli uomini. Il suo studio è immerso nei profumi di erbe aromatiche e di pigmenti. Le sue opere, in parte appese alle pareti e, in parte, appoggiate per terra o sugli scaffali, narrano della sua infaticabile attività artistica. Dalla pittura di Lorenzo Bacchetti sembra affiorare una doppia metafora: da una parte, le radici che lo legano saldamente alla sua terra e, dall’altra, le vele che lo trascinano verso orizzonti lontani. È la ricerca della propria identità il lancinante richiamo che giunge dall’antico legame con i suoi luoghi e con la sua gente, ma allo stesso tempo, è l’anelito verso spazi nuovi a sedurlo. Dal remoto passato trae la linfa per un’ispirazione che si rinnova nel ricordo del tepore di un vissuto avvolto nel bozzolo di prati ricchi di fieni e di cieli, di un ambiente in cui la natura è arricchita dalla storia e dalla comunità con le sue misteriose tradizioni. Lorenzo Bacchetti nei paesaggi cerca i lineamenti dei luoghi, ma come un’eco interiore percepisce la fisionomia degli abitanti in memorie di folclori che sembrano scaturire dalle viscere della terra. Senza intenerimenti elegiaci, tra luci nitide e delicate ritrova gli immani silenzi delle dure rocce e delle capricciose nubi barocche che il vento sospinge con aliti fuggiaschi. Ed è il commosso candore di una sacralità quotidiana nell’alternarsi di stagioni che approda sulla tela con una natura dalla forza generatrice e che ha sempre avvertito come madre paziente. Paesaggio come ritmo, quindi, e come struttura dell’anima in un verismo a tratti malinconico e meditativo. In sintesi, un paesaggio da amare perché è parte di sé stesso. Ed ecco apparire la riviera dell’Eridio e il Pian d’Oneda, la Rocca di Nozza e la Corna Blacca, il torrente Degnone ed i fienili delle Pertiche, le montagne di Presegno e del Savallese, il fiume Chiese e i boschi della valle Sabbia. A volte, nelle sue opere si avvertono i richiami ai predecessori Edoardo Togni, Angelo Fiessi e Ottorino Garosio che cantarono la loro terra come un grembo prodigioso, consapevoli che per rappresentare la realtà non basta un’immagine delineata con precisione perché la realtà è intrisa di storia e di sentimento. Ed è di questo sentimento che è ricco Lorenzo Bacchetti che, quando dipinge, entra in uno stato di pathos, in un contatto diretto ed esclusivo con il dipinto. “Quando dipingo non sento più i rumori, esiste solo il quadro” – afferma semplicemente. Il suo sguardo lo ha condotto a cogliere fuori di sé una parte profonda che, in realtà, è dentro di sé. E così insieme al paesaggio che lo circonda riesce a percepire i misteriosi vincoli che, invisibili, uniscono le persone. È in tale contesto che si addentra in quel rito carnevalesco che ha reso Bagolino centro di riferimento per lo studio di una tradizione che, rinnovandosi ogni anno, è rimasta intatta. Se il “martedì grasso” è l’esplosione del carnevale, a Bagolino la festa inizia subito dopo l’Epifania. Il lunedì e il giovedì sera, racconta Lorenzo Bacchetti, le varie compagnie di “sonadur” si trovano nelle osterie del paese per suonare le varie musiche popolari, legate all’avvenimento. In particolare, il giovedì le maschere, girando per le contrade, ripropongono gli antichi mestieri, allegorie della vita contadina quotidiana di un tempo remoto, ma non passato. L’apice dello snodarsi delle feste è il “martedì grasso”, giorno durante il quale, accanto all’arcaicità delle maschere tradizionali “vecia” e “ceviòl”, la compagnia dei “balarì” dà vita all’ultimo ballo dell’ariosa, che si danza da tre secoli a questa parte. Ma il giorno dopo, lo spettacolo continua. Alcune maschere piangenti percorrono il paese con un carrettino munito di un lanternino per cercare il carnevale che, ormai, non c’è più. Infine, si ritrovano nelle cucine a mangiare polenta e “renk” (aringa) perché inizia il primo giorno di Quaresima. Se per i paesaggi l’artista usa i colori ad olio o acrilici, per le figurazioni carnevalesche la tecnica che predilige è l’acquarello. Tra narrazione ed evocazione, dai suoi acquarelli emergono scene di maschere, caratterizzate da un’intensa immediatezza espressiva in un’accensione che sembra essere scaturita all’improvviso da un remoto ricordo ancora vivo e palpitante. Anche quando esce per una passeggiata con sua moglie Paola, porta sempre con sé un minuscolo taccuino, alcuni piccoli pennelli e le tavolette dei colori perché vuol essere pronto a cogliere una luce, una sensazione, uno scorcio, ma anche una memoria, come i viaggiatori dell’Ottocento. Di conseguenza, a volte, l’acquerello è lo schizzo preparatorio per un’opera, ma molto più spesso costituisce un’opera compiuta che non è ancella di altre. Se i paesaggi della Valsabbia e il carnevale di Bagolino rappresentano le sue radici, il lago di Garda costituisce il luogo per l’epifania delle vele nell’anelito verso l’infinito. Bianche, gonfie del vento del sogno corrono, ebbre di luce, nell’azzurro e sembrano invitarci, con i bagnanti sulla spiaggia, ad un viaggio nella fantasia. E forse rappresentano il cammino di Lorenzo Bacchetti che si inoltra sempre di più sulle strade della ricerca artistica nell’aspirazione ad una libertà creativa ancor più vasta. Sulle ali dell’immaginazione esprimono freschezza e spontaneità fanciullesca, affrancata dagli inutili pesi della concretezza. Attento alla figura, le sue immagini, che provengono dalla realtà senza esserne una copia, sono piuttosto, apparizioni che, a volte, sembrano sciogliersi in un’atmosfera delicata e sognante, ai limiti dell’astrazione. Sono rivelazioni giunte per parlarci sul confine del loro commiato e, proprio per questo, ancora più tenere e liriche. Paiono contenere il seme del loro dissolvimento per riapparire leggiadre in una soave danza cromatica che porta il ricordo della loro antica forma. Anche Oscar Di Prata, il patriarca dei pittori bresciani, ancora anni ed anni fa, aveva intravisto nelle opere di Lorenzo Bacchetti, seppur ancorate alla realtà, una tensione verso l’astrazione attraverso un’equilibrata e suggestiva sintesi cromatica. E il ricordo del carissimo amico Oscar Di Prata, che sento sempre vicino, è stato il più bel regalo ricevuto nell’incontro con Lorenzo Bacchetti che, alla domanda: “Che cos’è la pittura per te? ” ha dato la medesima risposta: “È la mia vita”.

 

Con il prof. Giovanni Quaresmini alla mia mostra personale presso la Galleria Moroni di Vestone (BS)

"NEI PRATI DELL'IMMAGINAZIONE"

di Lorenzo Bacchetti

Pensiero d’Arte

Là dove il pensiero supera la barriera dell’infinito, nasce un’arte che si trasforma

in poesia. (1991)

 

Mattino d’aprile

Il sole malato del mattino irradia per un istante e la natura espone le sue bellezze;

io mi avvicino a lei. Silenziosa, l’esaltazione dell’animo mi chiama. (1993)

 

Sera d’estate

Silenziosamente cammino e, percorrendo il sentiero, solo il tremolio delle

foglie trasportate dal vento e lo stridere delle rondini, irrompono nella soave

quiete al calar del dì. (1995)

 

Novembre

Novembre piovoso ci togli i colori dei bei giorni d’autunno portandoci nebbie

con grigi declivi, preannunci anzitempo che bussa l’inverno. (1999)

 

È inverno

È arrivato il rigido inverno che, con il suo bianco

manto, ricopre lo spazio infinito. Le falde cristalline

si perdono in intrecci molteplici. Ovattato

da echi sonori tutto tace. All’improvviso, solo il

passero che saltella sulla bianca coltre cinguettando

irrompe nel silenzio. (1999)

 

Autunno

Autunno quanti colori! C’è nostalgia nei nostri

cuori. Quanti ricordi, quante emozioni: è l’autunno

la stagione dei sogni. (2000)

 

Nevicata dicembrina

È caduta la neve e ha lasciato un prato fiorito di

cristalli, con riflessi colorati, bianchi, rosa e gial-

li. Con la tela e con i pennelli, la ritraggo con gli acquarelli. In un pomeriggio

soleggiato che meraviglia quel bel prato! (2001)

 

Un pensiero per l’arte

I paesaggi della mia valle, le rive soleggiate di Malcesine, gli intensi colori che

esse esprimono, restituiscono le stesse emozioni di quando, con tela tavolozza e

pennelli, mi accingo a fissarli in attimi che sembrano infiniti. (2004)

 

Pensiero

Vai pittore, vaga per i tuoi orizzonti, raggiungi il tuo angolo d’universo ed

esprimi la tua arte. (2006)

 

Lorenzo Bacchetti - Artista - Pittore

 

Via Caduti 136 - Ponte Caffaro (BS) - 25072 - Bagolino - Italy

Cel. 345-8431298

 

Facebook: Bacchetti Lorenzo

 

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